Questo post è per cercare di correggere le ‘inesattezze’ degli articoli di Massimo Numa su ‘La stampa’ e di Meo Ponte su ‘Repubblica’, quindi sarà un post lungo. D’altronde non crediamo sia colpa loro, nessuno dei due era presente, probabilmente gli sono state riferite informazioni sbagliate.
L’articolo di Numa è più lungo di quello di Ponte, quindi lo seguiremo come traccia.
Numa scrive “Circa 150 attivisti dell’area anarco-insurrezionalista, più elementi dei centri sociali Gabrio e Askatasuna”, omettendo di parlare di quei partecipanti al corteo (la maggioranza) che non rientrano in nessuna di queste categorie. Sul numero nessun commento, sulle stime della questura lascio la parola a Marco Paolini.
Continua “hanno attaccato, con lanci di pietre, bottiglie, bombe-carta e fumogeni, i presidi di polizia e carabinieri”. A parte il fatto che era un solo presidio, e solo di carabinieri, lasciamo alle immagini la ricostruzione dei fatti, di chi ha attaccato e di cosa è volato in aria. Rimarchiamo solo che i lacrimogeni sono stati lanciati in parte ad altezza uomo (quelle cose per le quali, quando succedono a Istabul, La Stampa si indigna), ed in parte a casaccio, fino ad arrivare sul un balcone del quarto piano di una casa di via Moretta, sfiorando l’inquilino. Sono queste probabilmente le cause delle “scene di paura dei residenti del quartiere” di cui parla l’autore.
Più sotto nell’articolo si legge “Dopo pochi minuti, seguendo un piano preciso e organizzato, l’aggressione ai reparti”. Dalla partenza a quando il corteo è arrivato vicino ai carabinieri è passata sicuramente più di mezz’ora, e il percorso previsto è stato modificato più volte perchè le vie da cui si voleva passare venivano bloccate, altro che ‘piano preciso e organizzato’.
Scendendo ancora “da martedì mattina, sono in corso i lavori di demolizione del fabbricato” Era ieri (mercoledì), non martedì.
Ancora “Due giorni fa c’era stato un sopralluogo, spiegano in questura, della Soprintendenza per verificare lo stato di conservazione di alcuni resti archeologici che sono stati trasferiti – senza alcun danno – in un’altra sede”. Il sopralluogo è avvenuto ieri, nel pomeriggio, dopo che la un muro abbattuto dai lavori era caduto sui resti che, contrariamente a quanto affermato, sono ancora nella ex-Diatto, sotto le macerie. Su questo tema ci risulta che il consigliere comunale Curto abbia presentato una denuncia ai carabinieri.
Che i manifestanti fossero “intenzionati a rientrare nell’edificio” invece lo dice Ponte. Nessuno ha mai avuto questa intenzione, d’altronde il numero dei poliziotti (presenti da tutto il giorno in quartiere) era tale che solo un pazzo avrebbe potuto pensarlo.
E ora veniamo al capitolo ‘omissioni’. Quello che gli articoli non dicono è che la richiesta di fermare i lavori era pervenuta in modo legale e formale (petizione popolare, oltre 500 firme depositate, diritto di tribuna già fissato per martedì 18 alle ore 11), e che le operazioni di ieri mattina sono un’evidente forzatura, forse fatta per far si che l’iter legale di eventuali denunce non arrivi a completarsi in tempo utile per fermare lo scempio, e che quindi sono in sè una provocazione.
Non dice inoltre che i lavori di abbattimento sono partiti proprio da quella cisterna che nella relazione che ha permesso la riduzione del vincolo viene datata al 1946, mentre ci sono prove inconfutabili di una sua esistenza precedente. Pare evidente, di nuovo, il desiderio di mettere a tacere le obiezioni, senza curarsi di se siano pertinenti o meno.
Non dice neppure che non risulta esistere alcun piano di smaltimento per l’amianto che è sicuramente presente in almeno uno dei tetti.
Non dice nemmeno che, per la conformazione del fabbricato, per realizzare la “protezione del cantiere della ex Diatto” sarebbe sufficiente parcheggiare una camionetta davanti all’ingresso, e non ci sarebbe nessun bisogno di bloccare il traffico in quattro vie e militarizzare un quartiere.
Magari sarebbe invece utile recintare le aree di marciapiede su cui possono cadere detriti (ieri è successo parecchie volte, qui una), ma la salute pubblica non sembra essere argomento interessante per questi due articoli.
Per non dare l’impressione (che sarebbe errata) di essere contro i giornalisti per partito preso, a chi fosse interessato ad un resoconto più attendibile suggeriamo quello di ‘Nuovasocietà’, o quello di ‘Altreconomia’, o quello de ‘Il Giornale’, o (lasciando perdere il titolo) quello di ‘Gioventura Piemonteisa’. Anche il fatto che siano quattro testate di orientamenti molto diversi tra loro (e in alcuni casi molto diversi dal nostro) ci pare sia significativo.
Per chi vuole informazioni non filtrate possono essere utili questo video o queste foto.
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