Siamo seri, se sabato al convegno alla “de Sonnaz” si è parlato della realtà di Torino è grazie a noi che abbiamo fatto esplodere nel contesto di plastica dell’Urban center l’esclusione, lo spreco dei beni comuni e gli affari sporchi del cemento che il loro piano ha creato in vent’anni.
I giornali ci definiscono studenti(?) o gruppo vicino all’Askatasuna(?): la realtà è che siamo un comitato di cittadini di San Paolo di tutte le età stufi di vedere il nostro quartiere sciacallato dai palazzinari, pieno di cantieri che hanno distrutto il patrimonio storico e che ci hanno indebitato da qui a sempre. Sabato abbiamo parlato dal palco insieme agli studenti, ma sono tanti i cittadini che come noi si sono organizzati per difendere il loro territorio e certamente avrebbero portato il loro punto di vista al vostro “democratico” incontro, saremmo stati insomma certamente di più e più preparati se non lo aveste annunciato meno di una settimana fa !
Il debito è buono perché lo paghiamo noi cittadini, lo abbiamo detto sabato alla platea di ricchi imprenditori del mattone presenti in grande sfoggio pronti all’ennesimo banchetto delle prossime elezione nel solco della triade sinistra Castellani, Chiamparino e Fassino. Apprezziamo in particolare l’onesta del presidente regionale, a cui ricambiamo con affetto l’indicazione su dove andare, quando ammette di aver creato lui il debito. Ma come lei presidente ci ricorda “Non mi pare che presentare delle esigenze sia una proposta eversiva”: e allora perché non avere un dialogo con le famiglie di sfrattati e tenerla a distanza con la polizia o gettarle direttamente per strada come due settimane fa? Perché imporre la fine di un occupazione di rifugiati politici militarizzando un quartiere quando ci sono delle proposte valide di soluzione? Perchè distruggere una baraccopoli e non preoccuparsi di chi ci vive dentro? Perché mascherate le vostre speculazioni realizzando strutture per gli studenti fuori sede, mentre tagliate le borse di studio?
La realtà è che le vostre riqualificazioni hanno devastato le nostre comunità azzerando ogni spazio di confronto democratico, impoverendoci con il vostro buonismo fatto di bugie e furti legalizzati: l’ultimo esempio in quartiere il Campus San Paolo interamente costruito con soldi pubblici e regalato alla gestione dei privati.
Noi siamo qui sempre in attesa di discutere pubblicamente il futuro delle aree pubbliche del nostro quartiere, in attesa di vedere realizzate le nostre richieste di servizi per i cittadini come un coworking pubblico (la stessa inchiesta presentata ieri riporta come “la cosa più importante da fare nei prossimi anni” il creare occasioni di sviluppo e posti di lavoro) la biblioteca promessa da vent’anni ed ogni altra esigenza che emerga da un dibattito pubblico
Come noi la Torino degli esclusi, fatta di famiglie senza casa, fatta di senza lavoro, fatta di cittadini che si battono in difesa dei beni pubblici, attende di essere finalmente ascoltata: signor sindaco quando la smetterà di considerarci eversivi ed aprirà uno spazio di confronto dove ascoltare le nostre esigenze ed iniziare un confronto aperto e pubblico sulla pianificazione delle aree disponibili a trasformazione del nostro quartiere, a partire quindi dai due isolati di via Revello divisi da via frejus, ex Gabrio ed ex Diatto?
Se interessa un altro punto di vista, ecco quello di Sistema Torino