Partecipazione e sgabuzzini

salapienaPer il nostro diritto di tribuna di martedì 18 abbiamo chiesto al comune una sala grande, perchè speriamo di avere molta gente che ci venga a sostenere, o anche solo che venga ad informarsi su uno dei tanti atti di prepotenza del comune. L’amministrazione, che ama tanto parlare di partecipazione, ha però deciso di concederci solo una sala piccola, in cui i posti riservati al pubblico sono solo 25 (compresi quelli che occuperemo noi). Evidentemente pensano che mettere in uno sgabuzzino chi non è d’accordo con loro sia il modo migliore di favorire la partecipazione.
A questo punto diventa ancora più importante essere in tanti martedì, e a chi non dovesse riuscire ad entrare chiediamo di restare in strada, magari segnalando il perchè si trova lì, in modo da rendere evidente a tutti qual’è il concetto di ‘partecipazione’ dei nostri amministratori.

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La sicurezza nel cantiere? Non pervenuta

Stavolta un post fotografico (cliccare sulle foto per ingrandirle), per illustrare quanto importi della legalità a chi se ne è riempito la bocca a proposito dello sgombero. Eppure la vita e la salute di una persona sono più importanti del profitto. O no?

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18 giugno, diritto di tribuna a palazzo di città

Martedì 18 giugno alle ore 11.30, presso il Comune di Torino, ci sarà il nostro diritto di tribuna, per la petizione per fermare i lavori alla ex Diatto-SNIA per la quale abbiamo raccolto e depositato oltre 500 firme.

Il nostro diritto di tribuna era per il blocco dei lavori e per l’avvio di un CisternaAbbattutadialogo con l’amministrazione, dopo i fatti di mercoledì scorso le cose sono cambiate e il nostro discorso necessariamente si allargherà a parlare, oltre che di un progetto insensato e mal fatto, anche di mancanza di democrazia e rispetto verso i cittadini.
La ex Diatto è importante in se, ma è ancor più importante come esempio di mala gestione del patrimonio comunale, e potrebbe diventarlo anche come esempio di reazione civile, se questa reazione civile si paleserà.

Per chi volesse sostenerci l’appuntamento è alle 11.15 in Piazza Palazzo di Città 1, muniti di documento.

Grazie a tutti quelli che vorranno essere con noi.

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Risvegli di amianto

tettoDiattoNuovasocietà prende lo spunto dalla demolizione della Diatto per questo articolo sul fatto che a Torino di amianto ce n’è ancora molto e non è ancora definita una mappa della sua presenza.

Buona iniziativa, ma stupisce un po’ che aprano l’articolo dicendo
L’amianto venuto alla luce con la demolizione dell’ ex fabbrica Diatto di borgo San Paolo

Venuto alla luce con la demolizione? La foto a qui sopra (cliccarci sopra per ingrandirla) noi l’abbiamo pubblicata il 18 gennaio, quasi 5 mesi fa. Davvero a Nuovasocietà sono sorpresi di scoprire che alla Diatto c’è l’amianto? E agli altri giornali, che non ne parlano neppure ora?

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Risposta a Repubblica

Venerdì 7 Repubblica usciva con questo pessimo articolo sul corteo della sera del 5. Di seguito riportiamo la lettera di richiesta rettifica che abbiamo inviato alla redazione.

All’Attenzione del Responsabile di Redazione

Il mio nome è Dario Segato Janese e scrivo sia in quanto privato cittadino che come portavoce e membro fondatore del Comitato Civico Snia Rischiosa, promotore della petizione popolare per il blocco immediato del cantiere nell’area ex-Diatto Snia, accolto dal Comune di Torino e in discussione in data fissata del 18 Giugno.
L’articolo in oggetto da voi pubblicato il 7.6 a firma EDB – e del cui contenuto siente intesi assumervi ogni responsabilità legale, riporta in maniera inesatta, distorsiva e incompleta qualcosa che vorrebbe essere un resoconto degli eventi culminati nello scontro tra corteo e forze dell’ordine in quel di via Moretta intorno alle 22,30 del 5.6. Se si tratti di errori e omissioni dovuti a cattiva scelta delle fonti, incapacità di verifica e incompetenza relativa al contesto pregresso, oppure a volontaria deformazione dei fatti, non ci è dato di sapere. Ci è invece dato di dire che il risultato ha causato una gravissima lesione di immagine del referente sociale della protesta, cioè il Comitato promotore e interprete della volontà espressa dal Quartiere Cenisia San Paolo tramite regolare petizione popolare.
Faccio seguire necessario prospetto correttivo del suddetto e cosiddetto articolo. Continue reading

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Non ci siamo fermati

Dopo una settimana che definire caotica è un eufemismo le nostre riunioni settimanali ritornano ad essere il mercoledì sera alle 21. Chiaramente non più in via Cesana 24 ma in via Revello 34, dove abbiamo tenuto le prime riunioni l’anno scorso.
Anche se hanno già fatto molti danni quelli che possono ancora fare sono ancora di più, noi abbiamo ancora parecchie carte da giocare per fermarli.
C’è ancora molto da fare per chi vuole aiutare a difendere un pezzo di città.

P.S: Oggi su Torinow (canale 199 digitale terrestre) si parla di Diatto dalle 15 alle 16, con repliche alle 23 e alle 11 di domani. Se ne era già parlato giovedì scorso, nella stessa trasmissione, il video ad oggi non è reperibile in internet, stiamo cercando di procurarcelo per pubblicarlo)

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Cosa ne pensa la cittadinanza?

Resti romani Diotto - foto Gabrio 5 Di certo un caso singolo non fa statistica, comunque troviamo interessante la lettera aperta che un cittadino, non facente parte del nostro comitato, ha inviato al sindaco Fassino dopo l’inizio delle demolizioni. A leggerla non pare proprio che approvi l’operato del comune.
Le immagini che appaiono vicino al testo erano allegate allo stesso.

Gentile Signor Sindaco,

in qualità del cittadino contribuente desidero chiedere le risposte alle seguente domande:

1) Ho letto su stampa locale, fonte <http://www.torinotoday.it/cronaca/resti-acquedotto-ex-diatto-via-frejus.html>http://www.torinotoday.it/cronaca/resti-acquedotto-ex-diatto-via-frejus.html circa l’esistensa dei resti dell’acquedotto romano siti in Via Cesana presso la ex Diatto oggetto della demolizione in atto da ieri.
Si tratta di Beni Culturali di interesse e valore storico, beni proprietà del Popolo Italiano affidati in custodia a questo Comune.
Il Sindaco pro-tempore era a piena conoscenza della loro esistenza, consistenza, destinazione d’uso ed esatta ubicazione, quanto emerge da fonte sopracitata “la decisione dei tre soggetti – Prelios Sgr, Città di Torino ed Equiter – di spostare i reperti da via Botero a via Cesana. Un trasloco avvenuto a cavallo tra il 2010 e il 2011“.
Domando al Signor Sindaco nonchè il Pubblico Ufficiale preposto alla conservazione dei Beni Culturali sopracitati di rendere note le azioni, le misure ed atti d’ufficio tutte da Lei intrapresi a tutela dell’integrità ed incolumità di Beni Culturali sotto tutela.
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Prime reazioni

Iniziano a manifestarsi anche nel mondo accademico le prime reazioni all’atto di prepotenza con cui si è dato il via alla devastazione della Diatto. Ne diamo conto in questo post, che contiamo di aggiornare se se ne aggiungeranno di nuove.
Per ora registriamo la presa di posizione dell’AIPAI (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale), la più autorevole associazione italiana di archeologia industriale.
paricModica Una nota, breve ma diforte rammarico, appare anche sul settimanale informatico dell’ordine degli architetti TAO (transmitting architecture organ).
Oltre a questo riceviamo, e volentieri pubblichiamo qui al fondo, il contributo dell’architetto Marcello Modica. L’architetto Modica, autore della bozza di progetto alternativo che ospitiamo su questo blog, è un’esperto dell’architettura degli stabilimenti SNIA.

Aggiornamento dell’11/6: Lettera aperta di Salviamo il paesaggio al sindaco Fassino.

Le molteplici operazioni di riqualificazione urbana che attualmente interessano le grandi e medie città italiane costituiscono eccezionali occasioni per coinvolgere i cittadini nella progettazione del loro futuro, attraverso forme di democrazia partecipata e neighborhood planning. Purtroppo solo raramente questo avviene, in quanto a prevalere sono quasi sempre gli interessi di pochi, pochissimi. Da una parte quelli – giustificati ma sovente non giustificabili – degli investitori immobiliari e dall’altra le intenzioni – raramente volte al perseguimento del bene pubblico – di Comuni ed altri enti locali. Quello che è successo a Torino mercoledì 5 giugno 2013, ovvero la demolizione coatta di un luogo simbolo del Novecento industriale torinese, in fregio alle richieste degli abitanti del quartiere, è una prova evidente di miopia istituzionale, oltre che di ignoranza e di impreparazione di chi si assume il non facile compito di guidare la nostra società.
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Informazione corretta

Questo post è per cercare di correggere le ‘inesattezze’ degli articoli di Massimo Numa su ‘La stampa’ e di Meo Ponte su ‘Repubblica’, quindi sarà un post lungo. D’altronde non crediamo sia colpa loro, nessuno dei due era presente, probabilmente gli sono state riferite informazioni sbagliate.
L’articolo di Numa è più lungo di quello di Ponte, quindi lo seguiremo come SONY DSCtraccia.
Numa scrive “Circa 150 attivisti dell’area anarco-insurrezionalista, più elementi dei centri sociali Gabrio e Askatasuna”, omettendo di parlare di quei partecipanti al corteo (la maggioranza) che non rientrano in nessuna di queste categorie. Sul numero nessun commento, sulle stime della questura lascio la parola a Marco Paolini.
Continua “hanno attaccato, con lanci di pietre, bottiglie, bombe-carta e fumogeni, i presidi di polizia e carabinieri”. A parte il fatto che era un solo presidio, e solo di carabinieri, lasciamo alle immagini la ricostruzione dei fatti, di chi ha attaccato e di cosa è volato in aria. Rimarchiamo solo che i lacrimogeni sono stati lanciati in parte ad altezza uomo (quelle cose per le quali, quando succedono a Istabul, La Stampa si indigna), ed in parte a casaccio, fino ad arrivare sul un balcone del quarto piano di una casa di via Moretta, sfiorando l’inquilino. Sono queste probabilmente le cause delle “scene di paura dei residenti del quartiere” di cui parla l’autore. Continue reading

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Era un acquedotto

image_10 image_7 image_5 image_2Dopo l’irruzione delle ruspe alla ex Diatto, avvenuta all’alba di oggi 5 giugno con la scorta di imponenti forze dell’ordine che hanno bloccato gli isolati circostanti, i lavori di demolizione sono cominciati di gran carriera. Sotto le macerie dei primi muri abbattuti sono però finiti anche alcuni reperti archeologici di pregio, l’acquedotto romano scavato in via Botero, già pubblicati sul sito museotorino.it ed abbandonato in quello che per anni ha funzionato come magazzino comunale.
Sui reperti sono crollate le macerie murarie, alcuni presentano fratture, altri sono indistinguibili dalle macerie stesse. La verifica e la denuncia di quanto sta accadendo è stata resa possibile da un sopralluogo di un gruppo di cittadini, componenti del Comitato Sniarischiosa, accompagnati da un consigliere comunale e da due archeologhe.
Altre foto qui.
Se volete vedere com’era prima della demolizione

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